Strumenti inidonei a contrastare il gioco d’azzardo problematico
Ci sono territori e territori: e mai come ora si presta attenzione a quanto “disturbo” possono ancora arrecare le fasce orarie di accensione delle apparecchiature da intrattenimento alle attività delle Riserve di Stato. Ma non c’è nulla da fare, il Veneto è da sempre, insieme al Trentino Alto Adige, uno di quei territori che mal sopportano il mondo dei giochi, i suoi operatori, le sue imprese.
E di questo, purtroppo dovrà prendere atto il gestore di una sala giochi di Tezze sul Brenta (Vicenza) che dovrà adeguarsi a quanto deciso il TAR del Veneto avverso il ricorso da lui proposto contro l’imposizione del Comune di quella realtà che ha disposto la limitazione ad otto ore giornaliere per il funzionamento degli apparecchi di gioco. Tempistica che, sempre secondo il TAR dovrebbe ritenersi rispettosa sia degli impegni economici dello stesso gestore che del rispetto del principio di proporzionalità rispetto agli obbiettivi di contrasto e riduzione del gioco problematico.
Chi ancora ci legge con innata pazienza, sa cosa si pensa delle fasce di accensione e dei distanziometri e quindi ci sarebbe ben poco da aggiungere su questo ulteriore provvedimento che, inutile sottolinearlo, non può essere positivo sopratutto per gli interessi di un operatore che ha creduto nel business del gioco pubblico e che vi ha investito in sforzi personali e danaro per iniziare un’attività ancora oggi così controversa.
Cose importanti che arrivano direttamente dal TAR
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Il TAR sottolinea quanto sia importante che le attività di gioco non siano “perennemente aperte” proprio per contrastare i fenomeni connessi al gioco compulsivo e per mettere un freno alla possibilità di accedere al gioco indiscriminatamente, ritenendo questo stato di cose un rischio per la diffusione dei fenomeni di dipendenza.
Parola di TAR anche se ormai tanti altri Tribunali si sono espressi in modo diverso da quello del Veneto: ma ciò ha poca importanza visto che le pronunce si devono rispettare e dove sopratutto è diventato d’uso che in alcuni territori (Veneto quindi incluso) la vita delle Riserve di Stato sia oltre modo dura.
Così, la terza sezione di quel TAR ha imposto al gestore un’apertura massima giornaliera di otto ore della sala giochi: ma per fare una breve cronistoria della vicenda si vuole condividere che la stessa impresa di gioco aveva richiesto nella proposizione del proprio ricorso l’annullamento dell’ordinanza comunale richiamando i dettami dell’Intesa del 2017 intervenuta in Conferenza Unificata Stato Regioni ed Enti Locali di buona memoria che stabiliva per “le tipologie di gioco fasce orarie di accensione sino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana”.
Normative complicate applicate al settore dei Giochi
Richiamo questo che il TAR definisce “non vincolante come efficacia” in quanto (ovviamente) il suo contenuto non ha avuto seguito con il relativo decreto attuativo e che quindi gli stessi dettami dell’Intesa non possono essere un realistico parametro di legittimità.
Ma non “soddisfatto” di tale richiamo, i Giudici del TAR Veneto aggiungono che nell’attuale normativa nazionale ed europea restano ferme le competenze degli Enti Locali che sono autorizzati a decidere per il territorio di competenza, non ovviamente ai bonus del casinò che sono di competenza dei gestori online.
Proprio per questo risulta dunque viva, effettiva e precisamente normata la facoltà degli stessi di porre in atto gli interventi che ritengono necessari a garantire un preciso e rispettoso equilibrio tra la libertà di impresa, come prevede la nostra Costituzione all’art.41, e la tutela della sicurezza del territorio e della salute di ciascun cittadino.
Così risulta che sempre in forza dell’attuale normativa (che si spera il futuribile riordino possa rivedere anche e sopratutto sotto questo specifico punto), la limitazione degli orari di apertura delle sale da gioco, delle agenzie di scommesse nonché di tutti quegli altri esercizi in cui vengono installate le apparecchiature da intrattenimento possono essere disposte dal Comune per il benessere sociale ed economico e per la salute dei suoi cittadini.
Interventi di precauzione da fare assolutamente
Appare dunque evidente, che l’Amministrazione comunale abbia l’obbligo di effettuare tali interventi restrittivi per le attività di gioco proprio come precauzione per la tutela dei cittadini e della loro salute che potrebbe risultare compromessa qualora qualcuno venisse coinvolto nel gioco problematico.
Od ancora peggio nel disturbo da gioco d’azzardo, meglio conosciuto come DGA. Ma non solo: infatti, gli orari “ridotti” relativi alle aperture delle sale da gioco e dell’accensione degli apparecchi di gioco comportano una maggiore “tranquillità” per il territorio e per la sua sicurezza sempre secondo lo stesso TAR.
Si deve considerare che esistono sentenze “alternative” a quella emessa dal TAR Veneto su questo preciso ricorso, ma lo stesso Tribunale Amministrativo nell’argomentare la propria decisione ha richiamato contestualmente altre pronunce nelle quali è stata riconosciuta, invece, “la legittimità della limitazione degli orari per l’accensione degli apparecchi di gioco” da parte dei Comuni: pronunce che fanno parte della giurisprudenza amministrativa e, dunque, da tenere come riferimento.
Il tutto fatto per la tutela della salute pubblica
Tutte sentenze dalle quali si evince che lo scopo di intervento delle varie Amministrazioni a mezzo delle misure restrittive è da considerarsi unicamente per la tutela della salute dei cittadini di quelle specifiche realtà.
Tali restrizioni previste in ogni Regione o Provincia se prevedono una tutela maggiore del territorio continueranno ad esplicare il proprio compito di protezione della cittadinanza: si fa anche riferimento alle pronunce del Consiglio di Stato laddove si dichiara quanto sia corretto affermare che il principio generale espresso nella citata Intesa del 2017 è la previsione di limitazioni orarie uno strumento indicato per la lotta al fenomeno del gioco problematico.
Parametri di legittimità difficili da comprendere
A chiusura della citata pronuncia, il TAR aggiunge che neppure il limite delle sei ore giornaliere di interruzione del gioco, previsto nella stessa Intesa, può essere considerato come un parametro di legittimità in termini di ragionevolezza e proporzionalità delle limitazioni orarie imposte al gioco legale: proprio tenendo conto di tutto ciò che è stato esposto sin qui.
Dalle considerazioni che sono state esposte, i Giudici del TAR ritengono congruo respingere il ricorso della società di gioco ritenendo pertinente l’ordinanza del Comune: un’ulteriore sconfitta per il mondo dei giochi che deve tutt’oggi combattere con queste restrizioni sulle quali tanti esperti in materia si sono dichiarati “contrari e negativi” alla loro applicazione.
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Vanessa Maggi Giornalista |
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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità. |
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