Niente scherzi: La situazione del Gioco è preoccupante

Pubblicazione: 6 Dicembre 2022 ore 09:30

situazione davvero brutta per il gioco

Non ci si è mai stancati, sopratutto recentemente e sopratutto durante la campagna elettorale e nel post-elezioni, di affermare con caparbietà e forza intellettuale che la situazione del mondo dei giochi risulta essere decisamente disagiata e che sono davvero tante le imprese che se ne occupavano che hanno dovuto chiudere e purtroppo licenziare i propri dipendenti.

È un discorso che risale addirittura al periodo pandemico quando si sono viste le prime conseguenze dei lunghi lockdown imposti al gioco attribuendo forse erroneamente a queste attività la possibilità di essere “centri di contagio”, cosa che ha imposto la loro chiusura totale.

Molto probabilmente le parole spese da chi scrive queste righe, così come purtroppo i tanti suggerimenti messi in campo anche dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sul possibile coinvolgimento dell’occupazione nel già tremebondo modo di vivere del mondo ludico durante l’emergenza pandemica, non sono stati ascoltati dal Governo centrale e così oggi ci si deve confrontare con cifre occupazionali sconfortanti.

Così ci si ritrova con l’ISTAT che ha pubblicato i suoi risultati sul popolo dei lavoratori con particolare riguardo al settore del gioco pubblico.

Ed ecco cosa si può estrapolare da questi dati che già da un primo esame portano a confrontare il 2019 ed il 2020 con risultati impietosi per il gioco: e non poteva essere diversamente poiché 10 mesi di chiusura totale delle attività ludiche terrestri “dovevano” per forza procurare danni economici pesanti.

Ma se ciò può risultare ovvio non può che preoccupare la vista dei conti economici delle imprese e dei gruppi di impresa per il 2020 che lasciano a bocca aperta se confrontati con gli stessi dati relativi al 2019.

Il calo delle imprese di Gioco

Di fatto per il 2020 le aziende inerenti lotterie, scommesse, case da gioco registrano 8.076 imprese, con 37.850 addetti, di cui 28.754 dipendenti, con un fatturato di circa 11 miliardi e 140milioni di euro ed investimenti per circa 130 milioni ed un costo del lavoro di 771.290 milioni circa.

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Se ci si confronta con il 2019, invece, si deve constatare che le imprese erano ben 8.271, gli addetti ai lavori 40mila, dei quali 30.467 dipendenti, per un fatturato di 13 miliardi e 929 milioni di euro, con un valore aggiunto di più di 3 miliardi ed un costo del lavoro di 1 miliardo e 146 milioni ed investimenti per circa 243 milioni.

Dati dai quali emerge prima di tutto il numero inferiore degli addetti ai lavori, circa 2.150, ed un calo del fatturato di 2 miliardi e 790 milioni di euro.

Chi ancora ci legge oggi, spinto da un’insana pazienza, sa perfettamente che “non ci piace” comunicare cifre nude e crude, ma oggi si è scelto di farlo proprio per sottolineare una situazione del tutto “sgradevole” relativa al settore ludico: sopratutto perché ci si tiene a sottolineare il pensiero che chi sceglie di lavorare per il gioco e nel gioco, magari anche creando i migliori bonus e le migliori promozioni presenti nei casino online, è spinto dalla convinzione di lavorare per una “Riserva di Stato”, quindi apparentemente un posto di lavoro sulla carta maggiormente tutelato di altri, ritenuti più insicuri.

Ma decisamente oggi non è esattamente così, poiché i gestori del gioco pubblico, sebbene siano rappresentanti della legalità e della sicurezza dei territori contano “meno di zero” in quanto a tranquillità del posto di lavoro rispetto alla potenza economica di altri settori di servizi.

Gioco legale rappresentato da operatori consapevoli

Infatti, con il passare del tempo la presenza del gioco pubblico non è più come al momento della dichiarazione ufficiale che era “diventato legale” e rappresentato dai suoi concessionari che avevano il compito di proporre i prodotti di gioco a coloro che volevano intrattenersi con questo divertimento di sicuro particolare ed anche delicato.

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All’inizio sicuramente questo “impiego” era sia ben retribuito che ben considerato e rispettato: poi, probabilmente, il fenomeno del gioco è diventato troppo esteso e le istituzioni, comprese anche quelle de-localizzate, non sono riuscite a tenere testa ad un aumento così esagerato delle tante attività ludiche e si sono messe quasi “a remare contro” lo stesso settore.

Ma sopratutto arrivava il momento della messa in campo delle famose Leggi Regionali “capestro” sul gioco che “hanno rovinato” tutte le iniziative che gli operatori avevano in mente.

Così nel lungo andare, il mondo dei giochi è stato sempre più isolato dal Governo centrale, che si è dimostrato latitante in relazione alle criticità del settore sino ad arrivare ai giorni nostri dove il gioco pubblico vive nel caos più totale senza alcun supporto e senza rispetto proprio da parte di chi lo aveva creato in origine.

Con la conseguenza reale che le sue imprese continuano a chiudere, sia a causa della normativa in essere, che invece che aiutare le sue attività mette loro i bastoni tra le ruote con distanziometri di varia misura e fasce orarie di accensione senza dimenticare i luoghi sensibili che fioriscono a vista d’occhio.

Scarseggiano i lavoratori da impiegare

Ci si aggiunga tranquillamente l’onda lunga dell’emergenza pandemica… ed il gioco è fatto: ci si deve confrontare con una “morìa” di lavoratori più alta che in tanti altri settori di servizi.

Oltre tutto, questa flessione nel mondo dei giochi si è sviluppata dopo tanti mesi di agonia pre e post Coronavirus, con tutto ciò che ci ha girato attorno, e che si è accanito in modo particolare con il gioco d’azzardo che, purtroppo, non è stato mai neppure davvero sostenuto dai vari provvedimenti economici emessi a favore di diversi settori: ma naturalmente escluso quello ludico.

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E questo inevitabilmente ha portato alla chiusura di tante piccole imprese che, si deve ricordare, a volte sono a regime familiare e quindi composte da due o tre persone al massimo: infatti, i grossi concessionari sono riusciti a far fronte a tutto il periodo pandemico, cosa che le piccole aziende invece non sono state in grado di superare essendo troppe le esigenze aziendali da fronteggiare con gli “incassi a zero” conseguenti alla chiusura per un tempo così lungo.

E si è certi che il numero dei lavoratori “in mezzo alla strada” siano superiori a quelli dichiarati dall’indagine ISTAT, sopratutto quelli dell’indotto che hanno un numero “variabile” e difficile da conteggiare.

 

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Vanessa Maggi

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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità.