I Casinò terrestri italiani schiacciati dalla troppa burocrazia

Pubblicazione: 4 Luglio 2024 ore 15:19

troppa burocrazia per casino italiani

Troppo raramente, forse, si è affrontato il discorso dei casinò nostrani perché, purtroppo, esiste un rapporto di certo controverso tra loro e la politica: e d’altra parte le pochissime strutture che si trovano nel nostro Paese, e tutte nella parte Nord dello Stivale, sono di proprietà pubblica e “subiscono” volontariamente o meno l’impatto con le decisioni politiche dei proprietari che si dimostrano troppo spesso farraginose e complicate oltre che burocraticamente improponibili.

La scelta di affrontare raramente questo argomento “ci pare” dunque comprensibile perché continuando ad essere presente questa situazione politica ed amministrativa nei rapporti ludico-economici sarà alquanto difficile trovare soluzioni che possano cambiare la vita commerciale di queste enormi ed eleganti strutture che possono vantarsi oggi soltanto di questo “privilegio” -dell’eleganza- che di certo, però, non contribuisce a far quadrare i conti delle italiche Case da Gioco che sono sempre in difficoltà, quando addirittura non in pericolo di debacle.

In altri Paesi ci sono più Casinò che in Italia

Data l’esiguità del numero dei Casinò nostrani, e tenendo conto delle proprietà pubbliche degli stessi, l’insieme va a confrontarsi con gli altri Paesi laddove magari il comparto delle Case da Gioco fa affari interessanti e vive il rapporto sul mercato in modo semplice e quasi uguale alle altre sale da gioco: al contrario, in Italia il mercato delle Case da Gioco e la situazione in cui le stesse operano rappresentano una “unicità” che non si può raffrontare con altri mondi, ma che nella realtà pratica risulta essere una “unicità del tutto sterile” quanto a risultati economici appaganti.

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Cosa che forse mette in discussione all’Esecutivo il prendere in esame la possibilità di aprire altri Casinò come richiesto anche con voce forte ma suadente dagli operatori che vedrebbero di buon occhio riaprire “vecchi Casinò” che hanno avuto storia sul nostro territorio: vedi Taormina periodo 1963-1964, San Pellegrino 1907-1917, Gardone Riviera 1911-1946 quello di più lunga vita a prescindere da quelli attualmente in attività.

E per ritornare ai Casinò del nostro Paese che hanno le porte aperte per il loro popolo di giocatori ed affezionati frequentatori si sa che sono gestiti da società a capitale interamente pubblico e questo è inevitabile che faccia entrare in azione la politica che riesce a condizionare in qualche modo la loro attività.

Le tante vicissitudini che i Casinò italiani hanno dovuto affrontare

Ma in passato non è stato sempre così: infatti, i quattro Casinò Italiani erano gestiti da società a capitale interamente privato che, però, a causa di vicissitudini diverse hanno dovuto piegarsi e consentire la precedenza alla gestione attuale generando a volte situazioni del tutto “scomode” sotto il punto di vista economico-amministrativo e creando introiti a volte non proprio degni di nota.

Il mondo del gioco d’azzardo riservato ai Casinò terrestri italiani un tempo era sicuramente fiorente e le proprietà pubbliche beneficiavano di ritorni economici oggi impensabili: ne sanno “qualcosa” il Casino di Saint Vincent con la Regione Autonoma della Val d’Aosta, ed i Comuni di Campione d’Italia, di Sanremo e di Venezia per gli introiti provenienti dalle “rispettive” Case da Gioco.

Per fare un unico esempio “dell’ingranaggio economico” stabilito da una convenzione ci si vuole riferire al rapporto tra il gestore privato del Casino de la Vallée di Saint-Vincent e l’Amministratore Regionale che prevedeva il versamento ogni dieci giorni del 72% dei proventi lordi provenienti dal gioco che sintetizzando significherebbe che ogni centomila lire incassate la Regione Valle d’Aosta ne incassava 72mila.

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Con le restanti 28mila il gestore privato sosteneva tutti i costi relativi alla gestione della Casa da Gioco: dal costo del personale, alle utenze, alle manutenzione tutto ciò che serviva per far funzionare al meglio la struttura. A quel tempo le mance, suddivise al 50% con il personale tecnico compresi i croupier contribuivano a comporre l’utile di gestione insieme a quanto avanzata dalla quota spettante di riparto dei proventi.

Ovviamente, per la Regione questa liquidità piuttosto importante derivante dalla gestione della Casa da Gioco significava intervenire nel sociale e sul territorio.

Tante le risorse economiche portate dai nostri Casinò

Quindi rappresentava la possibilità di costruire strade, scuole ed infrastrutture che anche grazie all’Autonomia del territorio concessa dallo Stato con lo Statuto speciale, cosa che ha permesso negli anni ad una Regione di montagna relativamente piccola e povera di diventare col tempo una destinazione turistica di primaria importanza conosciuta molto bene anche a livello internazionale.

Ma oggi la “storia” è cambiata e la quota di riparto dei proventi è scesa nientemeno che al 10% ed anche i medesimi purtroppo si sono drasticamente ridimensionati: anche se rimangono ancora importanti le ricadute economiche che il Casinò genera in termini di occupazione diretta ed indiretta e di sviluppo economico per il territorio cui “appartiene”.

E questo fa parte di un po’ di storia delle Case da Gioco, ma quello che più ci preme oggi è l’argomento che ci ha spinto a scrivere queste righe: il connubio tra politica e Casinò. E che ci ha anche spinto a domandarci se questo sia o meno un connubio virtuoso oppure no.

“Ci dispiace”, ma secondo chi scrive non è un rapporto positivo e si intende spiegare subito il perché: i Casinò sono aziende e come tali devono avere come obbiettivo quello di massimizzare il proprio operato.

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Serve avere la mano ferma e prendere decisioni anche impopolari

Ciò assai frequentemente comporta esami delle strategie ed adozione di decisioni da effettuarsi rapidamente: qualche volta decisioni che possono risultare del tutto impopolari e tutte cose che mal si avvicinano al fare della politica che è piuttosto arzigogolata nel proprio modo di pensare e di decidere e sempre a prescindere dalla sua “innata burocrazia” che l’accompagna sempre ed ovunque.

Il compito della politica dovrebbe “gettarsi” nel ruolo tutt’altro che semplice di vigilare sulla correttezza delle gestioni e su quello di investire ciò che deriva dal gioco: intervenire con attività di promozione della cultura, di cura e di tutela del sociale e della salute pubblica in tutte le sue variegate espressioni.

L’attuale connubio tra politica e gioco sta creando invece troppa confusione che è già risultata alquanto pericolosa provocando situazioni di difficile gestione con i sindacati ed i lavoratori ed ovviamente con i contratti di lavoro.

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Vanessa Maggi

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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità.

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