Friuli Venezia Giulia: Grande confusione attorno al Gioco

Prima di tutto e prima di “raccontare” cosa accade nella Regione Friuli Venezia Giulia per gli operatori che intendono “cambiare bandiera” per ricollocarsi in altro settore quando non sia possibile “cambiare zona” e riposizionare la propria attività altrove e lontana dai distanziometri che “stanno dettando legge” sull’italico territorio, da nord a sud dello Stivale si vorrebbero precisare alcune cose e proporre alcune considerazioni.

La prima, e quella che si ritiene senz’altro più importante, è quella che le Leggi Regionali “capestro” che impongono il distanziometro di varie metrature dovrebbero davvero sparire e lasciar vivere commercialmente le “Riserve di Stato” che hanno tutto il diritto di continuare il proprio percorso che nasce appunto dalle autorizzazioni rilasciate per rappresentare la legalità e tutelare la salute dei cittadini-giocatori.

La seconda cosa, altrettanto importante, è che le aziende di gioco che hanno deciso di investire nel business ludico dovrebbero essere più protette e supportate e non lasciate in ostaggio dell’umore dei Giudici dei vari TAR che in modo alternativo vanno ad interpretare le norme che oggi regolamentano il gioco.

Alcune norme appaiono un pò confuse

Norme che, però, non sono sicuramente trasparenti e che a volte si sovrappongono addirittura alle leggi statali che andrebbero rispettate e non “fagocitate”. La terza cosa, ma non ultima tra le cose importanti da fare per il mondo dei giochi, è che le varie Amministrazioni ancora oggi quando si presentano davanti ai vari Giudici per sostenere la loro normativa, difficilmente sostengono le proprie ordinanze con un’istruzione precisa e ben dettagliata dei punti portati ad argomentazione ed a sostegno delle proprie ordinanze.

E, sopratutto, non presentano alcuno studio ufficiale che dichiari l’opportunità di intervento di questi “distanziometri” che davvero stanno creando grossissimi problemi a quelle attività che oggi non sembrano in regola con le Leggi Regionali.

Questa mancata istruzione a sostegno delle varie ordinanze non consente di rendersi conto quale sia il territorio che nelle varie realtà si possa rendere “frequentabile” per le attività di gioco che sono costrette ad “espatriare” dal territorio di pertinenza.

Attività di gioco, qui non parliamo dei migliori casino online ADM che sono al top per i tanti giochi offerti e per la grande reputazione in Italia, che sono costrette a spostarsi altrove, magari in zone periferiche dove si va a creare una specie di “ghetto del gioco”, luoghi sicuramente non adatti allo svolgimento delle attività ludiche che dovrebbero preferibilmente trovarsi in zone ben frequentate e di passaggio “commerciale”.

Cerchiamo di non far finire il Gioco in mano alla criminalità

Senza voler pensare nulla di male delle periferie si sa per esperienza di vita che in quelle realtà è assai facile che il gioco d’azzardo “vada a finire in mano all’illegalità ed alla criminalità” che ha sempre visto il gioco come tramite per coprire le attività illecite e per riciclare il danaro proveniente dalle attività che di certo lecite non sono.

Dunque, queste sono le premesse per introdurre ciò che si sta facendo, come già anticipato, nel territorio del Friuli Venezia Giulia per aiutare sia coloro che vogliono ricollocare le proprie attività di gioco in luogo non soggetto al cosiddetto distanziometro, sia coloro che vogliono “proprio cambiare attività” cercando di impegnarsi ad investire in un altro settore diverso dal gioco.

E ciò considerato che questo comparto, un tempo ritenuto sicuro poiché (si presumeva) protetto dallo Stato essendo un suo rappresentante, oggi “non ha davvero più molto significato” come business “certo”. Anzi è diventato un comparto oltre modo difficile, complicato, rischioso.

Così la Regione più sopra indicata non vuole offrire agli operatori colpiti da qualche “strale istituzionale per le distanze” dai luoghi sensibili soltanto un mero sostegno economico, ma vuole suggerire e supportare un percorso di accompagnamento alla “riconversione” delle attività con il contributo di dati scientifici che sino ad oggi sono quasi sempre mancati a supporto delle varie ordinanze emesse.

Studi che possono far migliorare il settore ludico

Accompagnamento che, invece, potrebbe essere di grande aiuto per questi “imposti cambiamenti” che lasciano in ogni caso l’amaro in bocca per il rimpianto di aver investito in un business nel quale si credeva tantissimo e che, invece, ha lasciato “parecchio a desiderare” quanto a supporti o sostegni istituzionali”.

Così attraverso la Direzione Centrale della Salute ha affidato al Dipartimento di Scienze Economiche e statistiche dell’Università degli Studi di Udine uno studio sulla “Ricognizione attualizzata delle condizioni degli esercizi con slot machine, sul comportamento dei consumatori e sulla revisione delle possibili azioni regionali a sostegno delle aziende interessate a seguito della pandemia”.

Ha preso forma, di conseguenza, un progetto sperimentale che ha trovato il suo avvio nella città di Pordenone, indirizzato a quegli operatori con aziende con slot machine in dismissione per illustrare un business diverso indirizzato a cambiare quasi radicalmente gli obbiettivi aziendali.

Progetto con il quale si poteva rinnovare la proposta dell’attività che risultava destinata, inevitabilmente, a cambiamenti aiutando così i vari titolari a superare questa fase senza dubbio difficile di riassesto o di riconversione: di certo innovare la tipologia lavorativa è estremamente impegnativo. Serve appunto rendere l’attività più accattivante, consentendo con il nuovo cammino commerciale nuove entrate che andranno ad equilibrare gli introiti ed a sopperire allo spegnimento delle slot.

Cerchiamo d’incentivare le giuste iniziative

Si andrà a creare un nuovo modello di lavoro con nuovi servizi e togliendosi così dal mondo del gioco per taluni “meno salutare”. É un’iniziativa senz’altro innovativa che vuole aiutare coloro che hanno un’attiva primaria o secondaria legata al gioco e che “vogliono o devono cambiare” il proprio percorso commerciale per cause di forza maggiore.

Quello che sembra dall’esterno è che questa iniziativa e questo progetto indirizzato agli operatori del gioco sia senz’altro da plaudire anche se sembra davvero uno “zuccherino” per quegli imprenditori che avevano creduto ad un gioco pubblico, creato dallo Stato, e che si poteva per questo ritenere un lavoro sicuro.

Con l’andare del tempo chiaramente non si è dimostrato così perché lo stesso gioco pubblico ha quasi sempre avuto vita dura, ma tanti obblighi ed oneri invece da rispettare: quindi che oggi le varie Regioni facciano “qualcosa” sembra davvero da rispettare anche se pare sempre troppo poco.

Le stesse Regioni dovrebbero “spingere” sull’Esecutivo per il famigerato riordino nazionale del settore che metterebbe tutte le cose al proprio posto e ridarebbe dignità al settore, invece che costringerlo a “convertirsi od a spostarsi”. O no?

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