L’intelligenza Artificiale potrebbe prevenire il Gioco problematico

Non vi è chi non veda le tantissime disquisizioni che trascina con sé l’intelligenza artificiale ed il suo uso: chi scrive non intende affrontare il giudizio sul suo utilizzo etico dal quale ci si vuole tenere decisamente lontani, ma si vuole soltanto valutare la sua probabile “bontà” per l’individuazione delle possibili “sofferenze” nelle quali possono incorrere quei giocatori che non riescono a tenere a bada la loro esasperata voglia di gioco.

Questo percorso viene scelto da alcune importanti aziende che operano nel gioco pubblico che non si rivolgono all’AI per il marketing o per altre “diavolerie” riferite ai prodotti in genere: in effetti la “intelligenza” potrebbe senza dubbio rappresentare uno strumento prezioso per la tutela della salute dei giocatori e per le attività di prevenzione.

Non bisogna dimenticare che a nessun operatore, gestore, addetto ai lavori piace avere nel proprio punto giocatori problematici perché tale stato di cose, purtroppo, rende il personaggio coinvolto suscettibile, a volte addirittura aggressivo, polemico.

Per risolvere i problemi tutti gli aiuti sono ben accetti

Soggetti, dunque, che difficilmente seguono i consigli degli addetti ai lavori della sala da gioco quando spingono questa particolare utenza a rivolgersi ad un centro che si possa occupare del loro disagio.

Ed è proprio in questi casi che forse la tanto discussa intelligenza artificiale potrebbe entrare in gioco e dare una mano per prevenire “tale problematica” dando una mano più che sensibile ad affrontare l’argomento della prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo, deriva che in alcuni casi riesce a farsi strada nel giocatore che non riesce più a distinguere la realtà effettiva “dalla sua realtà”, confusa per questo disagio ludico.

Le capacità dell’intelligenza artificiale che si ritiene possano provocare dei rischi se vengono “abusate” nell’ambito del marketing e della promozione possono invece offrire opportunità sicuramente promettenti nella gestione del gioco responsabile, special modo nell’ambito che più interessa quello della prevenzione, che è decisamente un’area nella quale gli operatori faticano ad intervenire per minimizzare il possibile danno.

Nessuno vuole dei giocatori fragili e vulnerabili

Come detto nelle righe precedenti, a nessun operatore interessano i giocatori vulnerabili, problematici e quelli che si auto-escludono e che in questo caso si troveranno lontani dal gioco per lungo tempo: risulta evidente che rintracciare nel modo più rapido possibile la nascita di un possibile problema e quindi intervenire quando lo stesso non ha ancora sviluppato le sue “trame” ma quando il giocatore con i suoi atteggiamenti fuori l’usuale indica la possibilità di un rischio concreto, potrebbe essere di grande supporto per gli sforzi degli operatori.

Senz’altro, il rilevamento od addirittura l’anticipare il rischio ed il danno conseguente ed arrivarci nelle fasi iniziali del disagio diventa fondamentale per poter intervenire in modo adeguato e sostenere l’utente nel riuscire ad evitare un percorso pericoloso che può condurlo a subire derive gravi.

É sin troppo evidente che comprendendo i primi segnali di un gioco problematico a mezzo dell’intelligenza artificiale che potrebbe accompagnarsi a quanto si riesce già a fare oggi quasi in modo automatizzato potrebbe davvero facilitare un approccio più in grande scala.

Un segreto che potrebbe migliorare il nostro approccio al gioco d’azzardo

Sicuramente il segreto potrebbe essere proprio quello di trasformare un approccio di massa ad uno individuale in modo che ogni giocatore possa essere analizzato nelle sue caratteristiche e nei comportamenti di gioco invece di prendere come riferimento quelli di un segmento al quale lo stesso giocatore (problematico) viene avvicinato ed associato.

Quindi, il gioco d’azzardo legale certificato ADM e le sue imprese si aspettano e desiderano dall’intelligenza artificiale che riesca a facilitare questo tipo di analisi in modo che si possa arrivare ad una reazione individuale ma sempre in modo automatizzato e praticabile di conseguenza per i suoi operatori con un numero imprecisato di consumatori che formano le loro banche dati.

A quel punto quando potrà essere più semplice rintracciare i primi sintomi di un gioco problematico cosa dovrebbe succedere quando tale atteggiamento pericoloso od un rischio eventuale verrà identificato con il supporto dell’intelligenza artificiale? E quale potrebbe sopratutto essere il ruolo preciso dell’intelligenza artificiale nell’ambito delle interazioni con gli addetti ai lavori?

Non si può che pensare che a tutt’oggi non si sa ancora abbastanza sulle tattiche di intervento e sull’interazione con il consumatore che ha già dimostrato di essere vulnerabile nei suoi diversi livelli di vulnerabilità: si sa soltanto che il giocatore problematico non aiuta certamente alcuna forma di interazione e non è aperto ad una conversazione di questo tipo.

I giocatori a rischio di dipendenza sono i più instabili

É una conversazione di certo delicata che richiede da ambo le parti estrema sensibilità che non sempre si riesce a sviluppare poiché il giocatore a rischio risulta essere particolarmente schivo ad affrontare la propria debolezza.

Si ritiene anche che l’intelligenza artificiale “da sola” non possa fare un gran che ed avrebbe in ogni caso necessità del supporto umano, visto e considerato che l’uso e la fiducia sulle macchine nel trattamento di questi processi ancora oggi “ci lascia alquanto perplessi”.

Oggettivamente, se ci si basa sulle esperienze acquisite con gli agenti automatici ad oggi strumenti diffusi nel servizio clienti del gioco si potrebbe dire che le stesse non sono del tutto positive.

Infatti, bisogna considerare che quando si parla di gioco problematico le persone sono bloccate nel riconoscere questa deriva e condividerla con un’altra persona che si presume possa “giudicare”: cosa che innesca una serie di pregiudizi che lo stesso giocatore problematico pensa di vedere intorno a sé.

Proprio in ragione di questo tipo di difficoltà tra gli esseri umani potrebbe diventare interessante usare una macchina e l’intelligenza artificiale per ottenere un supporto magari anche più valido… chissà!

Chiedere aiuto vuol dire risolvere metà problema

Infatti, non sarebbe più facile ammettere la necessità di avere bisogno di aiuto ad una macchina togliendo così di torno quel pregiudizio (magari infondato) legato ad un’interazione umana?

Però ancora se ne sa troppo poco per trarre conclusioni su un tema così importante come l’argomento del gioco problematico seppur questo discorso sia stato già affrontato e studiato nel settore sia dagli accademici che anche dai fornitori di tecnologie e servizi: e forse serve soltanto dare “tempo al tempo” come si suol dire prima di trarre conclusioni, qualunque esse siano.

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