Lazio: Serve una legge sul gioco d’azzardo piu umana
Tantissime volte, e nelle più disparate occasioni, ci si è espressi sulle famigerate Leggi Regionali “capestro” che imponevano i distanziometri di varia misura e le fasce orarie di accensione delle apparecchiature da intrattenimento presenti in vicinanza delle lunghissime liste di luoghi sensibili (a volte anche incongruenti ed assurde) sottolineando che queste norme avrebbero portato alla rovina l’intera industria del gioco ed alla chiusura di migliaia di imprese con il conseguente licenziamento dei dipendenti.
A posteriori si è rilevato che tali Leggi Regionali per essere osservate nei loro dettami, hanno reso impossibile il lavoro di rappresentanti del prodotto legale di Stato sul territorio quando addirittura il gioco pubblico, ed anche i migliori casino, non veniva espulso dalla propria zona di competenza, lasciando così un enorme spazio disponibile per il gioco illegale al quale non sembrava vero si potesse concretizzare “un’occasione simile di espansione” per questo fatale errore “istituzionale”.
Nel tempo, le stesse Regioni hanno effettuato dei passi indietro in relazione a queste Leggi ostative del gioco legale, mettendole in stand-by in attesa del futuribile riordino nazionale dell’intero settore ludico, ma anche perché era diventato estremamente complicato gestirle.
Le aziende di Gioco vogliono lavorare
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Così come era impressionante la mole di ricorsi che venivano presentati ai vari TAR di competenza da parte delle aziende di gioco, compresi i gestori dei casinò tradizionali terrestri maggiormente visitati dai giocatori, che rincorrevano il proprio diritto di esistere e di lavorare in forza della concessione rilasciata dallo Stato che le rendeva di fatto “sue Riserve”, ma alle quali veniva materialmente impedito di svolgere il proprio compito di tutela della salute del proprio popolo di giocatori.
Lunga premessa per offrire un quadro sufficientemente completo a chi ancora non avesse ben chiaro un paradosso marchiano: lo Stato rilascia le concessioni di gioco per rappresentare la legalità del prodotto sul territorio (e neppure per cifre esigue) e lo stesso Stato, a mezzo delle Regioni che lo rappresentano, impedisce ai concessionari di svolgere il proprio lavoro.
Paradossi difficili da spiegare
Più paradosso di così davvero non si può! Ed ecco spiegato perché oggi si vuole “raccontare” ciò che accade nella Regione Lazio, da sempre schierata contro una presenza di gioco così massiccia e che sta rimuginando di mettere in atto una nuova Legge sul Gioco, sempre in attesa della Legge Delega sul Gioco che dovrebbe aprire le porte al suo riordino nazionale, meno drastica di quella attuale.
Normativa che se fosse messa in atto nei termini che propone, e che scade alla fine del mese di agosto, metterebbe davvero in crisi un considerevole numero di imprese di gioco che sarebbero costrette a chiudere definitivamente i battenti ed a licenziare i propri lavoratori: cosa che obbiettivamente oggi, dopo aver passato i guai dell’emergenza pandemica, è un’operazione da non tenere in alcuna considerazione.
La difficoltà di ripartire
L’economia del nuovo Sistema Paese, e quindi anche quello della Regione Lazio, non si è rimessa in piedi nonostante gli accorgimenti che il Governo centrale sta mettendo in atto.
Ciò nonostante la presenza dei tanti sostegni che sono stati pensati dall’Esecutivo ma che, purtroppo, non sfiorano neppur lontanamente l’industria del gioco: e, quindi, far chiudere imprese legali lasciando uno spazio sconfinato a disposizione dell’illegalità e della criminalità organizzata che la gestisce non sembra davvero un’idea “sana”.
Di certo la criminalità non ha bisogno che lo Stato le faccia un favore e vada a rimpinguare le sue casse che sono già ricolme ed estremamente potenti a tal punto che riescono “ad applicare la tecnica mafiosa dell’usura”.
Infatti, riescono a sostenere quelle imprese che stanno facendo fatica a rialzare la testa dopo il periodo pandemico che ha travolto tanti settori, ed in particolare anche quello del gioco, che non essendo stato sostenuto da ristori o sostegni istituzionali, almeno nella maggior parte dei casi, per sopravvivere deve quasi obbligatoriamente rivolgersi all’usura.
Anche perché come ben si sa anche gli Istituti di Credito non sono stati certamente benevoli nei confronti delle imprese di gioco…
Si attendono nuove norme chiare
Così il Presidente della Commissione Sviluppo Economico ed attività produttive della Regione Lazio sta forse sperando nell’opportunità di una nuova Legge Regionale che elimini la consueta retroattività del distanziometro che tante problematiche potrebbe provocare ed agisca, invece, puntando un obbiettivo concreto come quello della prevenzione del gioco problematico, quello delle campagne di formazione ed informazione, sulla cultura del gioco e sulla responsabilità e la consapevolezza di ciò che si affronta.
Tutti argomenti che sono stati ampiamente evidenziati dalle associazioni che rappresentano il gioco e che continuano a sottolineare che non è certo lo strumento del distanziometro che può opporsi alla “voglia di gioco”, ma soltanto la consapevolezza e la conoscenza degli “angoli più bui” del gioco d’azzardo.
Serve assolutamente trovare delle soluzioni che non vadano a penalizzare le imprese ed i lavoratori di un settore che è stato sino a qualche anno fa, la terza economia del Paese e che oggi viene espulso dai propri territori.
Prevenire è meglio che curare
Quindi, servirebbe una serie di regole che agiscano sotto il profilo della prevenzione e dei controlli: strategie cruciali per affrontare con buon senso la tematica del gioco d’azzardo.
Si dovrebbe tenere più in considerazione, e sopratutto potenziarlo maggiormente, il registro di auto-esclusione che a volte non viene rispettato: serve tenere presente che già chi decide di autoescludersi dal gioco deve mettere in atto un percorso psicologico lungo e difficile.
E se poi si arriva davvero a raggiungerlo non può esistere che non venga seguito rigorosamente da chi di dovere: non si può sentire che ad un giocatore autoescluso venga consentito di accedere in un casinò od in una sala giochi.
I controlli in questo senso devono essere più che severi altrimenti la fatica immane che il soggetto autoescluso si è imposto viene vanificato per un mero interesse economico della sala da gioco o del casinò. E ci risulta inconcepibile: per fronteggiare tale inosservanza dei controlli serve senza dubbio una migliore formazione degli addetti ai lavori e più coscienza nella loro applicazione.
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Il Gioco è vietato ai minori di 18 anni e può causare dipendenza patologica Gioca Responsabilmente |
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Vanessa Maggi Giornalista |
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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità. |
Gioco Responsabile e Sicuro