Divieto della pubblicità ai Giochi: Da rivedere subito
Senza alcun dubbio il Decreto Dignità, portatore sano del divieto della pubblicità ai giochi ed alle scommesse, negli anni decorsi dal 2018 e quindi dalla sua entrata in vigore “con la velocità della luce”, è stato rivoltato come un calzino e valutato con molta attenzione da parte degli addetti ai lavori, delle associazioni di categoria, e degli esperti in materia.
Ad oggi dunque, come già evidenziato qualche settimana fa, insorgono dubbi ed incertezze sulla sua validità: quanto meno per quanto attiene il contrasto al gioco problematico obbiettivo primario di quel divieto proibizionistico insieme al rafforzamento della tutela dei consumatori che pare, però, non aver raggiunto quel primario specifico scopo.
Nell’applicare la normativa di divieto si impone soltanto sui tagliandi dei Gratta&vinci l’inserimento della dicitura “Questo gioco nuoce alla salute” e, dunque, si può evincere che il disturbo da gioco d’azzardo appare correlato alla pubblicità di gioco e si era pensato per rendere il tutto più efficace sempre per la tutela del giocatore di vietarla tout-court.
Mancano le evidenza scientifiche
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Ancora oggi, ed anche dopo la rilettura dello studio messo in campo proprio nell’ottobre 2018, quali mai siano state le evidenze scientifiche che abbiano supportato questa decisione così totalitaria: infatti lo stesso elaborato dell’Istituto Superiore della Sanità evidenziava che circa l’81% dei giocatori ha dichiarato di non aver giocato in conseguenze della pubblicità, ma per propria personale decisione.
Quindi? Sempre ad oggi, oltre tutto, non risultano ulteriori analisi che possano attestare che la scelta di vietare totalmente la pubblicità ai giochi ed alle scommesse sia stata davvero oculata oppure se a quel tempo non si sarebbe potuto procedere ad una sana e trasparente revisione della regolamentazione, almeno per ciò che poteva riguardare la suddetta pubblicità.
Le Istituzioni da allora non hanno ritenuto opportuno intervenire ed è esattamente per questo che si spera lo facciano ora con il riordino dell’intero settore e della sua attuale regolamentazione che “fa acqua da tutte le parti” a partire dalle famose Leggi Regionali “capestro”, spada di Damocle sulla testa della maggior parte degli operatori di gioco.
Forse le restrizioni messe in campo sono troppe
Infatti, sia la giustizia amministrativa dei vari TAR che gli inoltri al parere della Corte di Giustizia della UE hanno da una parte riconosciuto che determinate restrizioni fossero ammissibili per salvaguardare la salute dei giocatori ed a contrasto del gioco problematico ma dall’altro veniva sottolineato che tali “ristrettezze operative nei servizi di gioco” devono ritenersi necessarie, proporzionate ed idonee allo scopo: ma sicuramente l’espulsione da diversi territori del gioco pubblico non pare contemplato in queste restrizioni.
Cosa che è, purtroppo, accaduta in parecchie occasioni dando così una vera e propria “mazzata” al gioco legale e favorendo l’espandersi di quello che legale non è con tutti i contraccolpi economici che si possano ben immaginare e dei quali attualmente gli operatori del settore stanno ancora “pagando pegno”!
E non bisognerebbe dimenticare che quando è entrato in vigore questo divieto totalitario e proibizionistico le Istituzioni annunciavano una riforma complessiva del settore ludico che avrebbe dovuto configurarsi entro i sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del divieto stesso: riforma del gioco pubblico “per eliminare i rischi connessi al DGA e contrastare il gioco illegale e le frodi nei confronti dell’Erario”…
E dal 2018 sono passati ben cinque anni che per un settore che viaggia sull’innovazione tecnologica, come quello delle scommesse legali online sugli sport più popolari, sempre in atto risulta essere un lunghissimo periodo: di certo vietare in modo totalitario la pubblicità è stato molto più semplice e veloce peccato che non si sia agito altrettanto velocemente nel riformare la normativa ludica come era stato annunciato.
Un riordino del Gioco che in tanti aspettano
Infatti, soltanto oggi, 2023-2024, e con l’attuale Governo Meloni si presume arriverà davvero quel fantomatico riordino settoriale ludico che tutti si aspettano, sperando che in esso si possa anche rivedere questo benedetto divieto della pubblicità che non è stato ancora “completamente digerito”.
C’è sempre da sperare che nell’ottica di una valutazione di questo provvedimento chi di dovere si interroghi se a distanza di cinque anni si siano raggiunti gli obbiettivi presunti di tutela del consumatore e di contrasto più efficace del disturbo da gioco d’azzardo -DGA- tenendo anche presente che per quanto riguarda la domanda di gioco l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non evidenzia vi siano state contrazioni in questo senso.
Ed ancora ci si domanda: “Quindi?” E proprio dai dati e dai monitoraggi di ADM si è potuto registrare un “rifiorire” del gioco illegale che è stato favorito, come più volte è stato evidenziato nel nostro scrivere, da una maggiore visibilità rispetto al gioco pubblico.
Visibilità che non si è riuscita a contrastare nonostante l’intervento (indiscutibilmente troppo limitato) da parte di AGCOM per le relative violazioni pubblicitarie: cosa che peraltro era già stata comunicata nel 2019 al Governo Conte II allora in carica. Anche da questo emerge che la pubblicità del gioco vada regolamentata e non proibita se si vogliono cogliere risultati tangibili.
Il proibizionismo non pare essere la soluzione giusta
Si è sempre più convinti che il proibizionismo non sia mai una soluzione e lo dimostra in modo lapalissiano il percorso di legalizzazione del gioco online: nel nostro Paese ci sono voluti circa dieci anni per avere una prima normativa di questo comparto, l’apertura di due procedure di infrazione a livello europeo, oltre alla decisione di molteplici quesiti pregiudiziali alla Corte di Giustizia europea.
Senza dubbio, in altri Stati è stato necessario un più breve percorso mentre in Finlandia, dove l’offerta di gioco in monopolio sia in presenza che a distanza, è stato messo in discussione da poco tempo.
É ovvio che gli addetti ai lavori del gioco pongano la speranza che nell’ambito della Delega Fiscale si possa intravedere un possibile superamento del divieto della pubblicità a mezzo del riordino nazionale dell’intero settore e con l’introduzione di nuove misure per la tutela dei soggetti fragili ed influenzabili ed a protezione dei minori.
E ciò si dovrebbe concretizzare anche con l’impiego di nuove forme di comunicazione che spieghino il gioco legale e cosa comporta se non approcciato con responsabilità.
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Il Gioco è vietato ai minori di 18 anni e può causare dipendenza patologica Gioca Responsabilmente |
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Vanessa Maggi Giornalista |
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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità. |
Gioco Responsabile e Sicuro